L’AZIENDA

Le nostre ricette seguono un esempio illustre: quello dell’eremo di Santo Spirito, e del loro metodo di lavorazione delle erbe officinali risalente già al 1600; seguendo queste ricette, messe a punto e consolidate nel tempo, la nostra azienda è in grado di garantire un’estrazione naturale delle caratteristiche per ognuna delle materie prime. Si tratta di un tipo di lavorazione più lungo rispetto ad altre tecniche tradizionali, ma che paga con un gusto ed una fragranza più intensi: è il segreto più importante per un liquore dal sapore riconoscibile e unico. La stessa attenzione è riposta nella scelta delle materie prime, per le quali si privilegiano qualità, freschezza e vicinanza; per ogni liquore vengono attentamente selezionati i migliori prodotti a disposizione: limoni di Sorrento IGP, radici di genziana selvatiche raccolte a mano oltre i 1600 metri, vini DOC certificati, pistacchi di Bronte, liquirizia purissima e altro ancora. In qualità di azienda per vocazione artigianale, naturale e tradizionale, è importante per noi seguire anche ogni passo del processo di preparazione di ogni bottiglia, che viene vestita completamente a mano senza l’ausilio di linee, garantendo un risultato curato nei minimi dettagli. Siamo un’azienda a conduzione familiare, nella quale la passione per la preparazione dei liquori si tramanda ormai di generazione in generazione: è il nostro più grande punto di forza, quello di unire l’esperienza del padre e l’innovazione dei figli. Questo modo di produrre liquori non è semplicemente un lavoro, è il risultato del connubio tra attenzione per la tradizione, ricerca di qualità, messa a frutto di esperienza e, ultimo ma non meno importante, tanta passione.

LE ORIGINI DEL NOME

L’Azienda Santo Spirito prende il nome dall’eremo di Santo Spirito è sicuramente il più grande e famoso di tutta la Maiella, e anche se ha subito diverse trasformazioni nei secoli, mantiene ancora il fascino dovuto alla stupenda posizione nella valle omonima. Non esiste una data precisa della sua origine, anche se si suppone sia anteriore al Mille. La prima presenza a noi nota è quella di Desiderio, futuro Papa Vittore III, che vi dimorò nel 1053. San Pietro Celestino vi giunse nel 1246, e dopo aver costruito una chiesa dedicata allo Spirito Santo vi rimase, tra alterne vicende, fino al 1293 (circa 47 anni). Tra il 1310 e il 1317 vi fu abate il beato Roberto da Salle. Petrarca nominò questo eremo nel “De vita solitaria” definendolo come “uno dei luoghi più adatti all’ascesi spirituale”. Nei due secoli successivi il monastero fu abbandonato e solo nel 1586, con il monaco Pietro Cantucci da Manfredonia, la vita religiosa riprese vigore; egli costruì la Scala Santa che porta all’oratorio di Santa Maria Maddalena. Negli ultimi anni del XVII secolo, il principe Caracciolo di San Buono, vi aggiunse un edificio a tre piani, la foresteria. Oggi Santo Spirito presenta la chiesa, la sagrestia e un ala abitativa distribuita su due piani. Attraverso un lungo corridoio che poggia su una parete rocciosa si giunge alla foresteria (o Casa del Principe) di recente restaurata. Dalla foresteria si sale la Scala Santa, interamente scavata nella montagna, fino a giungere all’oratorio della Maddalena e a due grandi balconate rocciose.